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L'Arte del Combattimento in Occidente (e in Oriente)

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Messaggio Da pernologos Mar Nov 20, 2007 1:12 am

Ciao a tutti!!!Very Happy

Vista la mia assenza fisica temporanea in palestra ho deciso di dare un contributo, per così dire, "intellettuale" (cosa che sicuramente mi riesce meglio) alla comunità del Wing Chun.
Non so se la zona del forum è giusta, questa mi sembrava più adatta... Mi perdoni l'admin!Wink

In questi anni, a parte la pratica (prima di Karate Shotokan e poi di Wing Chun), ho dedicato tempo anche a farmi una cultura sul mondo delle arti marziali leggendo un po' libri sull'argomento. E sono uscite fuori numerose sorprese...

Innanzitutto si può constatare come in ogni civiltà del mondo l'arte del combattimento armato e a mani nude sia stata sempre presente e attiva. Questa considerazione, che può sembrare banale a rigor di logica, invero è fondamentale, perché il "revival" delle Arti Marziali nel secondo Dopoguerra è giunto nel moderno Occidente come un qualcosa di estraneo alla propria tradizione; in realtà non c'è nulla di più falso.

Da quando la modernità ha preso piede, dal XIX secolo in poi, in Europa e nelle Americhe, lentamente l'autorità statale ha (e questo è un bene) preso sulle spalle l'onere di difendere il cittadino da offese di vario genere (fisiche, morali eccetera). Questa eventualità ha fatto sì che la persona stessa, anche grazie all'incrementata potenza delle armi da fuoco, abbia sempre più trascurato la necessità di armarsi e allenarsi per la difesa di sé e dei propri averi. E' naturale che in un tale contesto le arti marziali abbiano sempre fatto meno parlare di sé e siano divenute, in taluni casi, discipline sportive (vedi scherma, lancio del giavellotto ecc.).

Un esempio, a mio dire emblematico, di questi fatti, si trova in Oriente, precisamente in Giappone. Nel 1868, dopo una guerra accanita, cadde lo Shogunato dei Tokugawa, un sistema feudale durato dal 1600, basato sul dominio della casta guerriera, i Bushi (Samurai di alto rango), e sul primato dello Shogun. Il novello Imperatore Meiji impose una forzata modernizzazione del Paese del Sol Levante, eliminando tradizioni secolari come il nodo nei capelli degli uomini (chi ha visto "L'Ultimo Samurai"?Wink ) o il diritto dei guerrieri di portare la doppia spada (Katana e Wakizashi), ed emanando la prima Costituzione del continente asiatico. Nel susseguirsi degli anni i Samurai e le loro Arti persero importanza, tant'è che chi ancora le praticava veniva considerato, per così dire, un "obsoleto".

Tuttavia gli eredi della Tradizione del Bujutsu non restarono a guardare: uomini come Jigoro Kano, fondatore del Judo, erede del Jujutsu, Gichin Funakoshi, fondatore del Karate moderno (che ebbe le origini nell'isola di Okinawa, ponte tra Cina e Giappone, invece che nella terra nipponica come si crede), Morihei Ueshiba, fondatore dell'Aikido, proposero una visione innovativa, che aveva comunque le sue basi nella Tradizione (si vedano opere quali il "Libro dei Cinque anelli" di Miyamoto Musashi o "L'Arte della Guerra" di Sun Tzu), che si basava sulla crescita spirituale del praticante (il famoso "Conosci te stesso" [Ghnòti Seautòn] di socratica memoria). A seguire vennero le Arti Marziali cinesi (Wu Shu, con le centinaia di Stili, del Sud, del Nord, Interni ed Esterni che le contraddistinguono), tailandesi (Krabi Krabong, che sarebbe Muay Thai armata e disarmata), coreane (TaeKwonDo, Tang Su Do, di derivazione Giapponese, e le locali Hapkido e Hwarangdo, quest'ultima Arte dei cavalieri Hwarang), filippine (Kali o Arnis o Escrima e Silat, le prime tre di derivazione occidentale), indiane (Kalaryipayat) e chi più ne ha più ne metta...
Inutile dire come questa scelta abbia influenzato non solo l'Oriente stesso, ma anche (e soprattutto) la civiltà Occidentale, che vide (e in parte vede ancora) queste Arti come un qualcosa di straordinario ed esoterico.

Al contrario, a parte la componente filosofica, che comunque risente della base culturale originaria, l'Occidente è ricco di una Tradizione Marziale che non ha nulla da invidiare a quella orientale e che negli ultimi anni sta rinascendo grazie a vari gruppi di appassionati. Senza ritornare agli antichi Greci e Romani, di cui comunque alcuni si occupano, basta guardare ai secoli dal XIII in poi per farsi un'idea.
L'Arte del Combattimento in Europa si è autoclassificata sotto il nome di Scherma. Questo termine deriva da Schirm (mi pare sia tedesco) o da Schermo, che indica un concetto che oggi chiameremmo "difesa personale". La caratteristica peculiare della scherma è che la sua storia è costellata di Trattati di grandi Maestri, che hanno preso carta e penna per trasmettere le proprie conoscenze (ovviamente a chi sapeva leggere!).
Il primo trattato noto è l'I.33 (si veda http://freywild.ch/i33/i33en.html), un manoscritto in tedesco, chiamato Fechtbuch, ovvero libro di scherma, in cui un monaco (!) insegna l'Arte a un discepolo (che alla fine è anche una donna!). Il fatto strano è che l'insegnamento sembra diretto a civili più che a combattenti, il che sottende una riconosciuta validità dell'Arte sia in guerra sia come autodifesa.
Dal 1300 in poi la Scherma dei Trattati ricoprirà un ruolo fondamentale. Nella seconda metà del XIV secolo Fiore dei Liberi da Premariacco scrive il "Flos Duellatorum" (Fior di Battaglia o dei Duellanti, cercate sulla Rete e trovate un sacco di roba), che è a tutt'oggi considerato una delle pietre miliari della Scherma medievale. L'autore afferma di voler illustrare il combattimento "in armis, sine armis, pedester et equester" (armato o con armatura, senza armi o senza armatura, a piedi e a cavallo); e infatti nel libro compaiono varie tecniche di lotta a mani nude e l'uso di varie armi (daga, spada da doy mane, azza, ecc), oltre a considerazioni sulle doti che uno schermidore che si rispetti deve possedere.
Nei secoli successivi usciranno varie opere (tra cui la De Arte Gladiatoria
Dimicandi di Filippo Vadi che si ispira direttamente al Fiore) e nel Rinascimento si assisterà a una trasformazione della scherma in una scienza (cambiamento dei nomi delle tecniche, uso della geometria ecc.).
Infine, con lo sviluppo delle armi moderne, la scherma si convertirà a pratica sportiva o sopravviverà come Arte da duello, creando grandi Maestri anche in questi campi (l'Italia eccelle). Tuttavia ancora a fine '800 troviamo trattati anche per autodifesa (ad esempio la box libera del Maestro Carmine).

Spero che questa panoramica sia stata interessante per tutti! Vi invito a farvi un giro per la Rete ché non fa mai male!!! Sotto riporto alcune frasi di trattatisti che mi hanno colpito particolarmente...
Un saluto a tutti!!!

"l’Arte si studia per diletto, scienza e conservazione della vita“ Antoni Manciolino

"Sia dunque che si giochi, o di spada, o di spadone, o di sciabola, o di lancia, o di pugnale od anche di bastone e di pugilato egli è sempre schermire, perché in ognuno di questi giochi è considerato il tempo, il modo e la misura, che sono le basi della scherma.”
Maestro De Scalzi 1831
“...ma sarà alle volte bisogno con un legno difendersi da un spiedo, con un scanno da una spada, et con una capa da un pugnale...”
Maestro Giacomo Di Grassi 1570
“Percioché i principi e avertimenti che si danno in questa: servono per tutte le arme usate e che forse s’useranno”
Magistro Giacomo di Grassi da Modena – 1570
“E quello che cum bastone faco cum
la spada lo faria, ben che più forti zoghi con quella trovaria”. Fiore dei Liberi da Premariacco
(il bello di queste quattro frasi è che enunciano uno dei princìpi che io ritengo fondamentali, ovvero l'integrazione dello studio delle armi e delle mani nude)

“Da geometria lo scrimir se nasce,
è sottoposto a lei, e non ha fine,
e l’uno e l’altro infinito fasse.”
De Arte Gladiatoria Dimicandi Maestro Filippo Vadi 1482-1487

…La scherma, quasi certamente, è nata quando l’uomo ha capito che avrebbe ottenuto maggiori e migliori risultati applicando l’intelligenza, piuttosto che impegnando la forza…” (da “La scherma col Fioretto” – Levante editori) (vale per tutte la Arti)

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